Paura buona Paura cattiva

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Circa due mesi fa stavo correndo con un cliente amico, percorrevamo una ciclabile e ai nostri lati c’erano campi arati da poco occupati da decine e decine di gabbiani bianchi. Non erano troppo vicini a noi ma mi è venuto spontaneo fare una cosa che spesso facevo da bambino: battere le mani per vederli alzarsi in volo. Nonostante la distanza molti gabbiani, a occhio direi quasi 8 su 10, si sono alzati in volo spaventati e si sono allontanati.  La paura li ha spinti a spiccare il volo.

La paura è uno delle 5 emozioni primarie dell’uomo insieme a rabbia, felicità, tristezza e disgusto. Ognuna di queste non è di per sé né buona né cattiva, infatti non esistono emozioni positive o emozioni negative, tutte possono essere utili in alcuni contesti e dannose in altri.

Questo vale anche per la paura, a cui solitamente associamo giudizi negativi e sensazioni spiacevoli. Eppure la paura ha avuto un impatto positivo enorme nella storia dell’uomo: ci ha tenuto lontano dai guai, ci ha spinto a scappare di fronte ai pericoli e di fatto ci ha permesso di evitare l’estinzione e arrivare fino a oggi.

Nel momento in cui ho visto volare via tutti quei gabbiani, con quel poco di fiato che sono riuscito a recuperare ho detto al mio amico:<< Ora gli uccelli rimasti hanno un sacco di cibo a disposizione. Questo è ciò che accade a tanti sui mercati, si sente un colpo, molti prendono paura e se ne vanno e chi rimane mangia anche quello che hanno lasciato gli altri>>.

Una delle iconiche frasi del grande investitore Warren Buffet infatti recita: “I mercati finanziari sono un formidabile strumento per trasferire ricchezza dagli impazienti ai pazienti”.

<< Vero, però se quel rumore fosse stato un colpo di fucile sparato da un cacciatore la scelta corretta l’avrebbero fatta i gabbiani che sono scappati, non quelli rimasti>>, è stata la risposta intelligente del mio compagno di corsa.

Nel primo caso, quello del battito di mani, la paura è una cattiva consigliere: non c’è pericolo ed è inutile scappare e rinunciare a un pasto. Nel secondo caso, colpo di fucile, la paura è buona consigliera: permette al gabbiano di evitare una possibile morte.

Quindi cosa fa la differenza tra il gabbiano furbo e coraggioso, che approfitta delle paure altrui e mangia di più, e quello ignorante e scapestrato, che non si rende conto del pericolo e rischia la vita?

A mio parere la risposta è la conoscenza e l’esperienza, cioè saper distinguere un battito di mani di un uomo che corre da una fucilata di un cacciatore. Certo un gabbiano non può farcela, anche se sono due cose molto diverse tra loro. Ma l’uomo può imparare molto dall’esperienza passata e può studiare, informarsi ( o avere un consulente che fa queste cose per lui).

 

Negli ultimi vent’anni ne abbiamo sentiti di colpi di fucile ( vedere il grafico sottostante) e ogni volta sembrava un’ottima ragione per volarsene via.

 

Quando l’investitore ha un portafoglio efficiente e ben costruito e conosce come funzionano i mercati in quanto organismi complessi sa che è normale che la paura arrivi in certi momenti ( fomentata purtroppo anche da un certo tipo di informazione) ma sa altre sì che si tratta di una cattiva consigliera: chi scappa vendendo le proprie posizioni lascia a chi rimane la possibilità di comprare, rimanere sul campo paziente e creare valore nel futuro, quando i prezzi risaliranno.

 

I migliori affari infatti si fanno quando i prezzi scendono.

La conoscenza delle dinamiche di mercato, dei comportamenti da tenere e quelli da evitare ci permette di riconoscere e non fuggire di fronte a un rumore che attira la nostra attenzione ma che analizzato con calma non rappresenta un pericolo. Non voglio sminuire le discese dei mercati, che certo non sono totalmente innocue, ma rimarcare l’idea che in questi momenti sono i nostri comportamenti a fare la differenza, sono le decisioni che sappiamo prendere ( o che il nostro consulente ci aiuta a prendere) nell’incertezza che determineranno il nostro futuro.

Attendiamo sul campo pazienti.

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